In relazione alla proposta del consigliere comunale dell’Udc Tonio Zizzi avanzata formalmente all’Amministrazione comunale, tramite lettera, sull’intitolazione della villa comunale di Fasano a “don Matteo Colucci” (imprenditore, fondatore e proprietario, fino alla sua scomparsa) dello Zoosafari (che ha visto la luce nel ’73), il presidente del Consiglio comunale Gianluca Cisternino risponde “no” secco. In sintesi, il presidente sostiene che la villa è già intitolata “Parco della Rimembranza” in ricordo dei Caduti fasanesi della Prima Guerra Mondiale e che, quindi, una memoria così importante non può essere cancellata, in virtù del fatto che quegli uomini dettero la vita per ideali di libertà e democrazia.
Il testo completo della nota di risposta al consigliere Zizzi, da parte del presidente del Consiglio comunale Gianluca Cisternino è il seguente: “Premetto innanzitutto nel riconoscere che don Matteo Colucci, per la città di Fasano, ha rivestito un ruolo importantissimo, dalla realizzazione dello Zoosafari e del parco divertimenti, all’impegno profuso nel Fasano Calcio e soprattutto nei gesti di solidarietà e nobiltà d’animo verso i propri concittadini in difficoltà. Detto questo però, non trovo giusto intitolare la nostra villa comunale a tale figura che, sicuramente, attraverso il suo nome, darà lustro e valore simbolico a qualsivoglia spazio pubblico, strada, edifico del territorio fasanese. La motivazione è molto semplice: questo giardino, che sorge nell’area impluvio che per secoli è stata la riserva idrica della città, meglio nota come “fogge”, ha una storia importante e profonda nella sua ideazione e realizzazione e ritengo sia necessario ed indispensabile salvaguardarne l’identità. Il Parco della Rimembranza fu fortemente voluto dai cittadini fasanesi dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, conflitto che sottrasse alle famiglie della nostra cittadina decine di uomini che si immolarono per riportare alla nazione le terre del Nord – Est ancora sotto il dominio austriaco. Nel primo dopoguerra, nei centri abitati in Italia e in Europa furono costruiti numerosi ricordi monumentali dedicati ai Caduti. Fin da subito – prosegue Cisternino - i morti in guerra furono al centro di un sistematico processo di elaborazione del lutto messo in atto da parte dei loro cari al fine di dare un significato e di rendere più tollerabile la perdita. La stragrande maggioranza delle iniziative di commemorazione, compresi quindi i monumenti, partirono dal basso, dalla cerchia degli intimi del Caduto: parenti, colleghi, amici, spesso semplici conoscenti. Anche a Fasano si decise di rendere omaggio al loro sacrificio attraverso la realizzazione di un monumento nell’area delle fogge, un vasto spazio urbano nel quale il monumento avrebbe avuto la sua giusta visibilità. I fasanesi – sottolinea Cisternino nella nota - finanziarono la realizzazione di quest’opera e, come testimoniano documenti ufficiali, giunsero anche finanziamenti d’oltre-oceano da quei concittadini che trovarono fortuna negli Stati Uniti. Sulle lapidi marmoree del monumento che spicca al centro della villa, sono incisi i nomi di chi non fece più ritorno; vennero, inoltre, piantati 251 alberi, uno per ogni Caduto, a consacrare in eterno la memoria di coloro che avevano offerto alla “santa causa” il loro coraggio e, soprattutto, la loro gioventù. Molti di noi sicuramente, leggendo quei nomi, ritrovano un nonno, un bisnonno, un prozio o semplicemente un lontano parente. Vorrei, quindi, soffermarmi sul concetto di “memoria”, valore che oggi più che mai deve essere salvaguardato: lavorare sulla memoria collettiva del proprio paese, della propria identità, significa estendere i confini e costruire sulla storia le basi del futuro. Proprio per questo non possiamo permettere che un luogo consacrato al ricordo di chiunque abbia perso la vita nel servire con umiltà e senso del dovere il proprio Paese, possa essere dimenticato o messo in secondo piano”.
Cisternino, peraltro, a conclusione della nota, tiene a citare una frase di Ernest Hemingway, tratta dal suo libro più noto “Addio alle armi” che fa così: “(…) Oggi non è che un giorno qualunque di tutti i giorni che verranno. Ma quello che accadrà in tutti i giorni che verranno può dipendere da quello che farai tu oggi”.